Prodotti tipici

La michetta di Dolceacqua

Il dolce tipico del paese ha origine da una leggenda legata ad un triste episodio e ad un fantasma che si narra che compaia all'interno del Castello dei Doria.

Le michette e la loro variante “crocette”

La Michetta è il dolce tipico di Dolceacqua e lo si può trovare tutti i giorni pressoché in tutti i negozi di alimentari del paese, impastato e cotto secondo diverse filosofie di pensiero culinario.

Dal 2008 la Michetta è protetta dalla Denominazione Comunale di Origine (DECO), con l’obiettivo di salvaguardare le peculiarità produttive e organolettiche di questo antico prodotto, che costituisce un patrimonio di valore economico e culturale di Dolceacqua.

Assolutamente da provare anche la Crocetta che varia per forma e aggiunta di burro all’impasto classico della Michetta.

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L’origine della michetta e la leggenda del fantasma del castello di Lucrezia

Vignetta dall’albo “Dampyr – Lucrezia” (Andrea Scibilia/Michele Cropera, 2010)

La storia narra che nel 1300, il Paese era governato dal Marchese Imperiale Doria, crudele Marchese che reintrodusse l’uso dello “Jus Primae Noctis” secondo il quale la novella sposa doveva giacere, la sua prima notte di nozze, con il duca o il barone del paese
Lucrezia era una bellissima fanciulla di diciannove anni sulla quale il Marchese aveva posto molte delle sue attenzione. Fidanzata ad un ragazzo del Paese di nome Basso, decisero di sposarsi in segreto per sfuggire al barbaro editto, ma durante i festeggiamenti le Guardie del Marchese fecero irruzione nella casa degli sposi e rapirono Lucrezia per portarla nel Castello.
Trascinata contro il suo volere nell’alcova del Tiranno, la giovane si rifiutò con tutte le sue forze di pagare l’odioso tributo. Sfuggendogli tento di buttarsi dalla finestra dall’ultimo piano della torre rotonda.
Davanti a tale resistenza al suo volere, il Marchese, in preda alla rabbia, la fece rinchiudere nelle buie ed umide segrete del Castello, pensando di piegare nei giorni successivi la ragazza alla Sua volontà.
Lucrezia, malgrado il duro trattamento non cambio la sua decisione e si lasciò morire di fame e di sete.
Venuta a conoscenza della tragica notizia la gente del Paese, capeggiata da Basso, meditò vendetta.
Il giovane marito, pazzo di dolore, decise di compiere di entrare nel castello con uno stratagemma.
Nascostosi in un fascio di fieno, caricato sulla schiena di un mulo a notte fonda riuscì a raggiungere le scuderie del Marchese. Con la complicità di una guardia raggiunse la stanza del Marchese ed armato di solo un pugnale che gli puntò alla gola, gli ordinò di promulgare un editto per abolire l’editto dello “Jus Primae Noctis”.
Il documento fu scritto in latino e quindi venne portato dai canonici della collegiata di San Giorgio per farlo tradurre in dialetto e messo poi all’albo pretorio a fianco del testo originale.
Questo evento avvenne durante la notte e l’indomani era il 15 Agosto, giorno per il paese di sfrenata euforia unita alla tristezza per la morte della bella Lucrezia il cui fantasma si dice aleggi ancora tra i muri dell’antico Castello.
Le donne del Paese volendo ricordare una così grande vittoria ed il sacrifico di Lucrezia, decisero di creare un dolce a ricordo degli avvenimenti.
Impastando la farina con uova, zucchero ed olio crearono varie forme , sicchè una di loro, la più smaliziata individuò in una delle sagome di pasta un’evidente allusione al sesso femminile ed esclamò: << Sachì le che che ghe va (questa è quella che ci vuole), la chiameremo “michetta”>>
Preparato l’impasto e cotte si precipitarono in piazza gridando :<< Omi, au, a michetta a damu a chi vuremu nui (uomini, adesso la michetta la diamo a chi vogliamo noi)>>.
E così il 16 di agosto venne proclamato il giorno della Festa della Michetta e ancora oggi dopo 700 anni Lucrezia viene ricordata come un’eroina per il suo sacrificio liberando per sempre le donne del Paese dall’ignobile violenza, e ancora oggi i ragazzi del Paese accompagnati dalla banda musicale, dal vino Rossese di Dolceacqua e con una festa itinerante per i carugi del Paese mantengano in vita questa tradizione.


La leggenda di Lucrezia incontra Dampyr

Nel 2010 si teneva a Dolceacqua la quinta edizione del Festival Internazionale di Folklore e Cultura Horror “Autunnonero”, organizzato dall’Associazione Culturale Autunnonero con la direzione artistica di Andrea Scibilia. In quell’occasione così importante, dalla storica collaborazione tra Autunnonero e Sergio Bonelli Editore, emerse l’idea di realizzare un albo speciale della collana a fumetti “Dampyr” da dare in omaggio con il biglietto della manifestazione. Nacque così “Lucrezia”, una storia ambientata nel borgo dei Doria, scritta da Andrea Scibilia con i disegni di Michele Cropera e la copertina di Alessandro Scibilia, che intreccia una famosa leggenda locale con il misterioso caso di una bambina dei giorni nostri su cui Harlan Draka, il protagonista di “Dampyr” è chiamato a indagare. Dopo il successo del Festival Autunnonero e a seguito delle numerose richieste, nel 2014 “Lucrezia” viene distribuito in esclusiva da Star Shop in tutte le fumetterie italiane, e nel 2020, a distanza di dieci anni dalla sua prima pubblicazione, la leggenda del fantasma del castello di Dolceacqua approda in edicola sotto l’egida di Sergio Bonelli Editore in un albo celebrativo per festeggiare i venti anni di “Dampyr”. L’albo, intitolato “Le storie speciali”, raccoglie tutte le storie fuori collana della serie, ormai introvabili, pubblicate nel corso degli anni in occasione di grandi eventi legati al fumetto. “Le storie speciali” può essere ordinato dallo shop online di Sergio Bonelli Editore. L’edizione originale Autunnonero-Bonelli di “Lucrezia” (2010), di cui è ancora disponibile un numero limitato di copie, può invece essere richiesto insieme a un’illustrazione esclusiva di Michele Cropera a info@autunnonero.com .

Copertina dell’edizione originale di “Dampyr – Lucrezia” di Alessandro Scibilia (Autunnonero-Bonelli, 2010).